by Tarcisio Bonotto, 10-05-2017

L’assassino torna sempre sul posto del delitto. Un politico che non è riuscito nel suo intento ci riprova.

Forse sono i tempi, forse i cambiamenti climatici che tutto mettono sotto sopra, sta di fatto che fa impressione come sul piatto della politica nazionale del partito di maggioranza relativa, non vi sia altro che la proposta Renzi, un leader con buona volontà che che ha creato grande scompiglio ma pochi risultati.

In che senso pochi risultati?

Nel Jobs-Act, l’idea di dare un incentivo per l’assunzione a tempo indeterminato, non ha creato molti nuovi posti di lavoro ma ha cambiato il lavoro precario in lavoro a tempo indeterminato. Finiti gli incentivi questo meccanismo si è inceppato.

La soluzione del Jobs-Act, non è andata alla radice del problema della disoccupazione, soprattutto quella giovanile.

Dal 2001, anno dell’introduzione dell’Euro e dei Trattati di Globalizzazione Economica con il WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) è stato demolito progressivamente il tessuto economico e produttivo italiano. Il Governo Monti ha dato alla nostra economia una spallata finale, nelle dichiarazioni dello stesso alla CNN: “Abbiamo ammazzato la domanda interna, [attraverso un sistema di maggiore tassazione], in attesa della locomotiva [economica] della Germania”, in modo più tecnico diceva: “abbiamo consolidato la domanda interna”. La locomotiva tedesca, che spendeva per acquisti made in Italy, circa 300 miliardi all’anno, non è nemmeno partita perché si è rivolta ai mercati asiatici emergenti.

Manifattura italiana a pezzi

Con 600.000 aziende chiuse e 270.000 imprese agricole morte, ad oggi mancano 400 miliardi di entrate fiscali al nostro Governo. Per far fronte a questo buco di bilancio si emettono ogni anno i Buoni del Tesoro, e la somma totale di quelli in circolazione ammonta oggi a 1.500 miliardi di Euro, quasi quasi la cifra del debito pubblico.

Dunque che sia il Jobs-Act la soluzione definitiva? No, per nulla, è una pezza temporanea e come dice un vecchio proverbio “el tacon el sé peso del buso”, “la pezza è peggio del buco”. In effetti il Jobs-Act è costato 14 miliardi di euro, e non ha risolto i problemi occupazionali.

Questo è solo un esempio dell’approccio renziano alle problematiche economiche. Non vogliamo entrare nel modus operandi in altri ambiti. ma dobbiamo qui ribadire che in Italia è sparita la manifattura e l’agricoltura è allo stremo. Una delle ragioni è anche la poca preparazione e competenza dei nostri politici sia nazionali che europei.

Produciamo tutto ciò che ci è necessario!

Molti economisti affermano che un paese autosufficiente, che produce tutto ciò che è in grado di produrre per le necessità basilari della popolazione, può garantire la massima occupazione. La Globalizzazione economica ha interrotto il circolo virtuoso di PRODUZIONE-LAVORO-SALARIO-CONSUMI-ENTRATE FISCALI, tra la produzione e il lavoro. Massicce importazioni hanno cancellato intere filiere locali, e la delocalizzazione delle aziende ha dato il colpo di grazia.

La radice del problema occupazionale sta proprio qui. Autosufficienza, non autarchia, potrebbe essere la soluzione per l’equilibrio socio-economico per l’Italia. Se ogni paese, oggi devastato dalla globalizzazione, diventasse autosufficiente, potrebbe sfamare la propria popolazione, non sarebbe ricattato da altri paesi, e potrebbe godere di una pace sociale interna, obiettivo di ogni governo, sindacato e cittadino.

http://espresso.repubblica.it/attualita/2017/03/30/news/la-sfida-di-renzi-diventare-macron-1.298360

Ci chiediamo perché non adottare questo sistema in barba a tutte le false e premeditate promesse della Globalizzazione economica? Questo è ciò che dovrebbe fare il Governo Italiano. Ma Renzi piuttosto si identifica con il vittorioso Macron, corre sul carro di Macron, come fosse un ‘Deus ex machina’, un miraggio sotto la cui ala protettrice ottenere tutte le risposte, che non si è capaci di dare al paese, salvo ricredersi dopo 1 anno sulle buone intenzioni e capacità di Macron stesso. Non è sufficiente identificarsi col vincitore sperando che le risposte vengano da sole…

Ricordo che a ‘Porta a Porta’, in un’intervista sui risultati dei tre anni al Governo, Renzi abbia detto, tra le altre cose: ”pensavo bastasse la buona volontà” [per governare un paese ndt.]. Beccato!

L’idea che per governare una paese basti la buona volontà è a dir poco pazzesca. Servirà anche una preparazione sociale ed economica, per affrontare i problemi relazionali e soprattutto di sopravvivenza di un paese. Necessiteranno competenze nel settore dell’Educazione, della Cooperazione Internazionale, della Ricerca etc.

Oggi qualsiasi cittadino vorrebbe cimentarsi nell’amministrazione del paese spesso senza il necessario equipaggiamento. Risultato? Il paese allo sbando e preda degli avvoltoi internazionali.

E’ chiaro Sarkar sul tenore dell’armamentario necessario per guidare un paese: leadership, salda ideologia, strategia comune.

Leadership: un leader è diverso dal politico di turno. Egli/ella si prende piena responsabilità di portare la società o il settore in cui opera sulla strada dello sviluppo incondizionato, per tutti. E’ un/una amante della società, guida con l’esempio e con le capacità fondamentali: un/una grande lavoratore/trice, fine intellettuale, persona coraggiosa, e affarista navigato/a.

Tutte queste capacità e competenze presenti in una sola persona, sono certo rare ma non impossibili da trovare. Solo queste persone sono in grado di portare sulla strada dello sviluppo la società e l’individuo sul sentiero dell’emancipazione personale.

Che dire del neo presidente del PD, Renzi? C’è ancora molta strada da fare…

 

RENZI e la Presa della Bastiglia

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