by Tarcisio Bonotto – 08-05-2017

Il voto a 16, 18 o 25 anni …

Beppe Grillo, garante per il Movimento 5 Stelle, nel suo blog, ha avanzato la proposta di abbassare l’età del voto a 16 anni, sia per la Camera sia per il Senato. Scrive: “A sedici anni puoi lavorare, puoi pagare le tasse, ma non puoi votare. Un giovane non può determinare il suo futuro attraverso la scelta del governo nazionale del suo Paese. E’ un controsenso perché il giovane è il primo a doversi esprimere sul futuro, è colui infatti che lo vivrà più di altri, che ha più diritto a esprimersi su scelte realmente sostenibili”.

L’idea di Grillo che i giovani abbiano diritto alla scelta del Governo nazionale, non fa una grinza. In effetti Grillo afferma: “Se un sedicenne è immaturo (una vecchia leggenda…) come giudicare maturi o saggi coloro che investono in armi, distruggono l’ambiente, scatenano le guerre, che gli sottraggono il diritto alla pensione e al lavoro?”

Ma ho solo un dubbio: “che sia l’età il metro di misura della maturità necessaria per scegliere il meglio della politica per il proprio futuro?” Questo è l’enigma che mi tormenta. Ci deve essere un problema, se dopo 50 anni di votazioni in Italia, siamo ancora a questi passi …

Si sa, il voto è una cosa seria. Ne va della stabilità del Governo eletto, della bontà delle leggi prodotte e dell’avanzamento del paese.

Tutti questi elementi dipendono a loro volta da 3 fattori:

  • la qualità delle persone elette,
  • il livello di preparazione ideologica e morale,
  • la capacità di applicare una strategia adeguata nel breve e lungo periodo per lo sviluppo del paese.

Per quanto abbiamo visto da 50 anni a questa parte, comunque, il voto del cittadino conta poco nel determinare il corso degli eventi, perché nella democrazia politica rappresentativa, una volta inserita la scheda nell’urna, il cittadino è fuori dai giochi del partito maggioritario. Salvo a ripresentarsi questo dopo 5 anni a richiedere nuovamente il voto, con altre promesse. Per questo asseriamo che la democrazia politica, è attualmente sì il migliore sistema amministrativo, ma presenta dei grossi difetti e non protegge dalle manipolazioni fraudolente.

Anzi nel sistema democratico, ne abbiamo tutti la dimostrazione sotto gli occhi, sono cresciute la corruzione, le disparità economiche e la predominanza della politica sulla società. In effetti è la società che ha dato mandato alla classe politica di governarla, ma sembra che questo gli amministratori se lo siano proprio dimenticato.

Per questa ragione siamo dell’opinione che il dibattito sull’età del voto, 16-18-21-25 anni sia quanto mai inefficace se non andiamo alla radice del problema: è l’età che determina la maturità necessaria per scegliere al meglio il candidato e il programma socio-economico di un qualsiasi partito?

Vi faccio qualche esempio. Ad un comizio di un noto politico italiano, dopo un silenzio di tomba tra il pubblico, per aver appreso che il programma economico del partito era “determinazione, buona volontà, rettitudine …”, una signora dalle ultime fila gridò “Rampazzi (nome di fantasia), sei bello!”. Questo potrebbe essere il criterio con il quale scegliere il programma di partito…

Altri votano per la carenza delle minime necessità vitali, aderendo alle promesse del politico di turno. Altri per attaccamento emotivo o sentimentale al partito.

La democrazia per affermarsi ha bisogno di persone con un livello di moralità adeguato,  con una coscienza socio-economica sviluppata, un’educazione che permetta loro di conoscere i propri doveri e diritti, ed è necessario che a tutti siano garantite le necessità basilari per vivere (alimenti, vestiario, abitazione, cure mediche ed educazione).

E’ anche vero che una ragazzo o ragazza di 16 anni possa essere più maturo/a, nel senso di avere una maggiore coscienza socio-economica, di una persona di 60 anni. Per cui sosteniamo che può andare bene abbassare l’età per il voto a 16 anni, ma affermiamo che va testata la qualità della persona, la preparazione minimale per poter esercitare il suo diritto al voto.

E’ molto strano che lo Stato richieda il patentino per guidare il motorino, con esame teorico e pratico, ma nulla è richiesto per esercitare il diritto di voto, che implica decisioni altamente più importanti per l’esistenza collettiva e individuale.

Si renderebbe necessario perciò un programma nazionale di formazione civica, per elevare la coscienza socio-economica, di educazione ai diritti e doveri, e impegno a mantenere un adeguato livello di moralità. Qualcuno dirà, che centra la moralità con la politica? Sarkar afferma che “la moralità è il fondamento del buon cittadino e della persona spirituale”, uno strumento di equilibrio mentale e pace sociale.

Potremmo anche esagerare e affermare che potrebbe essere necessario ‘passare un esame’ adeguato per avere il diritto di voto? Ci piacerebbe, e se ciò fosse possibile, potrebbe aumentare la stabilità dell’amministrazione dello Stato, la scelta del voto cadrebbe su persone oneste e preparate, con tutte le conseguenze positive del caso.

Non ha importanza quindi l’età del voto quanto la preparazione, il livello di moralità, di coscienza socio-economica, il livello di educazione e l’approvvigionamento delle minime necessità da parte della società. Quindi formazione civica dei cittadini votanti. Speriamo che questa fame di cittadinanza attiva sortisca i più rosei traguardi.

Voto anch’io! No tu No. Perché NO?

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